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Vittorio Matteo Corcos : “In un ritratto quello che conta sono gli occhi; se quelli riescono come voglio, con l’espressione giusta, il resto viene da sé”

Nato a Livorno e iscritto da giovane all’Accademia di Belle Arti di Firenze, Vittorio Matteo Corcos sceglie Napoli come meta alternativa alla sua formazione toscana incontrandovi, fra il 1878 e il 1879, Domenico Morelli che lo convinse ad andare a Parigi dove l’artista si legherà al mercante Goupil - nel cui ambito gravitavano, in quegli stessi anni, Boldini e De Nittis – e inaugurerà la sua vena brillante e mondana in linea con le aspirazioni dei francesi a celebrare ogni aspetto della vita moderna. Assiduo nello studio di Léon Bonnat, frequentato anche da Toulouse-Lautrec, Corcos presenta suoi quadri ai Salons, si applica alla pittura en plein air dimostrando, in piccoli e preziosi paesaggi, un intelligente aggiornamento sugli sviluppi dell’arte europea contemporanea; non manca di partecipare alle serate del salotto De Nittis, artista ed amico dal quale ricava la levità atmosferica di certe sue vedute urbane e marine nonchè la grazia dei ritratti femminili che faranno la fortuna internazionale di Corcos quale inimitabile “peintre des jolies femmes” ricercato dal bel mondo di fine secolo ma anche da personaggi prestigiosi dei primi trent’anni del Novecento.

Nel 1887, dopo essersi convertito dalla religione ebraica a quella cattolica, sposa Emma Ciabatti vedova Rotigliano e si stabilisce definitivamente a Firenze, che abbandonerà solo per occasionali viaggi di lavoro a Londra e a Parigi. Nel clima dell’Italia umbertina, i soggetti affrontati da Corcos riflettono, grazie alla loro coinvolgente narrazione, le suggestioni letterarie del naturalismo e del simbolismo d’oltralpe; mentre le frequentazioni intellettuali della moglie introdurranno l’artista nel cenacolo del ‘Marzocco’, il giornale che operava fra il solenne declino di Carducci, l’osservatorio intimista del ‘fanciullino’ pascoliano, la sontuosa officina di Gabriele d’Annunzio.

Non mancano al catalogo di Corcos piccoli paesaggi, marine e quadri ispirati alla vita dei campi, declinati nello stile che includeva scene di vita rustica, gioiose o malinconiche, ambientate in scenari naturali di grande respiro anch’essi studiati sui modelli francesi di Millet e di Breton egualmente amati, in Toscana, dagli amici pittori Cannicci, Gioli, Tommasi, Cecconi, Signorini. Oltre che autore di un celebre ritratto di Carducci, assiduo frequentatore del salotto letterario di famiglia, Corcos fu autore di ritratti ufficiali retrospettivi (Giuseppe Garibaldi), di intense istantanee di personaggi contemporanei (Mascagni, Yorick, Lega), di eleganti icone del suo tempo (Lina Cavalieri, Anna Morosini, Yole Biaggini Moschini) ma fu anche chiamato ad incarichi assai prestigiosi, come quelli relativi ai ritratti di Carlos e Amalia del Portogallo (1904), dell’imperatore Guglielmo II (1904), della regina Margherita (1922), della regina Maria José (1931). Si può ricordare, in margine a quella fortunata attività, ciò che dichiarava lo stesso Corcos a proposito del suo metodo rappresentativo: “In un ritratto quello che conta sono gli occhi; se quelli riescono come voglio, con l’espressione giusta, il resto viene da sé”.

Gli interessi letterari di Corcos si manifestarono, di pari passo, nella sua collaborazione al ‘Marzocco’ e alla ‘Tribuna’; in un volume di novelle (Mademoiselle Le Prince, Livorno 1901); nella sua partecipazione ai progetti editoriali di Pascoli (corrispondente della moglie, che il poeta chiamava la “gentile ignota”) il quale lo aveva accomunato a Nomellini e De Carolis nella pianificazione decorativa dei propri volumi.

Nel 1913 Corcos donerà il suo autoritratto alla Galleria degli Uffizi .

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