Passa ai contenuti principali

Mona Osman – Rhizome and the Dizziness of Freedom


Collezione Maramotti presenta Rhizome and the Dizziness of Freedom, prima mostra personale in Italia della giovane artista Mona Osman. Osman, cresciuta e vissuta tra Budapest, Nizza, Londra e Bristol, presenta un ciclo di nuovi dipinti realizzati per la Pattern Room della Collezione. 

Osman ha lavorato contemporaneamente a tutte le nuove opere, in cui si ritrovano influenze e rimandi derivati da un lavoro concepito nello stesso tempo, in un unico spazio: l’ultimo anno, nello studio dell’artista. Introdotta da un trittico di ritratti allestito su una parete esterna della sala principale, la mostra include tre grandi tele e due di medie dimensioni, tutte realizzate con olio e tecnica mista su tela. Partendo dall’idea di affiancare episodi biblici a nozioni tratte dalla filosofia esistenzialista – e con l’intento di porre domande, più che di offrire risposte – Osman ha sviluppato pittoricamente una densa riflessione teorica e spirituale sulla ricerca del Sé. 

Secondo l’artista, l’ambizione dell’uomo di pervenire a una comprensione assoluta e immutabile della sua essenza individuale si scontra con l’impossibilità di definirla, generando angoscia e sofferenza. Due elementi ricorrono nelle opere in mostra: l’idea della Torre di Babele e quello che Osman chiama “Absolute Self”, il Sé Assoluto. La Torre di Babele, simbolo dell’atto di superbia dell’uomo di elevarsi verso il cielo e della conseguente punizione divina, diventa paradigma dell’impossibilità di comunicazione tra gli individui e della derivante condizione di solitudine, dell’assenza di un “altro” attraverso il quale riconoscere noi stessi. Il Sé Assoluto rappresenta la versione ideale e monolitica del Sé che cerchiamo di delineare e a cui tendiamo, senza mai davvero riuscire a raggiungerla. La realtà e l’esperienza inevitabilmente sfuggono al controllo, dischiudono scoperte inattese e mutamenti imprevedibili. 

Come il Sisifo di Camus, felice perché nella sua condanna diventa consapevole dei propri limiti e assume su di sé il proprio destino, l’uomo dovrebbe accettare la sua indefinibile condizione esistenziale e trovare appagamento in una dimensione più aperta e permeabile, abbandonando la sua volontà di chiarezza e di avanzamento perpetuo. Osman si è dedicata fin dall’infanzia alla pittura e al disegno, attraverso i quali porta avanti un’investigazione delle percezioni e delle tensioni dell’uomo, spesso legate a uno stato di ansietà. Ispirandosi a esperienze radicate nella sua storia personale, l’artista costruisce scenari gremiti di personaggi e narrazioni con cui indaga questioni esistenziali universali e le dinamiche di relazione tra gli individui. Le tele, che presentano diversi livelli di profondità e di visione, sono densamente popolate di personaggi, pattern ed elementi che non appartengono a una dimensione e a un tempo definiti. Lo sguardo è spinto a spostarsi da un dettaglio all’altro, esplorando la superficie dell’opera attraverso ritmi variati, associazioni e rivelazioni improvvise. 

Connotato da pennellate corpose e da colori intensi, il suo linguaggio pittorico incorpora anche resina e collage, con cui Osman costruisce un’articolazione formale della superficie delle opere, in cui echi e stilemi di artisti come Klimt, Ensor e Mondrian appaiono liberamente rielaborati e inglobati senza evidente premeditazione né citazionismo. 


Mona Osman – Rhizome and the Dizziness of Freedom

Dal 12 ottobre 2019 al 16 febbraio 2020


COLLEZIONE MARAMOTTI – MAX MARA

Reggio Nell'emilia, Via Fratelli Cervi, 66, (Reggio Nell'emilia)


La mostra sarà accompagnata da un libro d’artista in forma di sketchbook. 

Inaugurazione su invito: 12 ottobre 2019, alle ore 18.00, alla presenza dell’artista. 

Visita con ingresso libero negli orari di apertura della collezione permanente. 

13 ottobre 2019: 14.30 – 18.30 17 ottobre 2019 – 16 febbraio 2020 

Giovedì e venerdì 14.30 – 18.30 

Sabato e domenica 10.30 – 18.30 

Chiuso: 1° novembre, 25–26 dicembre, 1 e 6 gennaio

Commenti

Post popolari in questo blog

LUIGI MARCON E LE SUE INCISIONI : A Molfetta presso il Fashion District

Luigi Marcon è nato ai Piai di Tarzo (TV) 1938. Apprende l’arte d’incidere a Venezia, prima all’Istituto Statale d’Arte, e in seguito presso il Centro Internazionale della Grafica. Dal 1960 partecipa a molte rassegne di grafica nazionali ed internazionali conseguendo vari riconoscimenti; allestisce numerose personali in Italia e all’estero.  Da molti anni si dedica pure all’insegnamento della calcografia mediante corsi teorico-pratici in varie città del Veneto. Opera ed espone in permanenza a Vittorio Veneto, Saletta della Grafica e laboratorio d'incisione in Via Manin, 39. Sono spesso ospiti della galleria noti artisti incisori atti a proporre tecniche ed espressioni diverse. Nella sua principale attività di incisore, oltre che pittore, ha realizzato con le tecniche calcografiche oltre 3000 matrici. Ne esegue personalmente la stampa con torchio a stella, normalmente in venti esemplari e ne biffa la matrice a tiratura ultimata. Fino all'8 maggio 2009 l'artista Luigi Marco

Il Quadro con cerchio di Kandinskij

Si intitola " Quadro con cerchio ", ed è il primo dipinto astratto di Vasilij Vasil'evič Kandinskij , fu realizzato nel 1911 e ritrovato solo nel 1989. Proveniente dal museo nazionale georgiano di Tbilisi, viene per la prima volta esposto in Italia nell'ambito della mostra " Kandinskji, cavaliere errante.In viaggio verso l'astrazione ." , al Mudec di Milano (fino al 9 luglio). Un quadro al quale lo stesso artista attribuiva importanza, come risulta da una sua lettera del 1935: "Quando ho lasciato Mosca, alcuni miei dipinti, in parte di grande formato, sono rimasti in custodia nel museo di Arte Europea Occidentale. Tra essi il mio primissimo quardo astratto del 1911...Purtroppo, non ne possiedo alcuna foto. All'epoca ero scontento del dipinto e pertanto non l'ho neppure numerato e non ho scritto alcuna indicazione sul retro, come faccio sempre, e non l'ho riportato nel mio catalogo personale" . MUDEC

ISABELLA d'ARAGONA, duchessa di Bari, è MONNA LISA.

Il beffardo sorriso della Monna Lisa, del poliedrico Leonardo da Vinci, colpisce ancora: non è Lisa Gherardini la donna raffigurata nel ritratto più famoso del mondo ma Isabella d'Aragona , duchessa di Bari. A dirla tutta, non è una notizia proprio inedita, nel senso che non è la prima volta che questa tesi ci viene proposto: un anno fa Maike Vogt-Luerssen (che non è certo una sprovveduta) la sostenne, con confronti e documenti minuziosissimi. Ma non ebbe molto successo e Monna Lisa continuò a rimanere lì..... con quel suo sorriso-non-sorriso che tanto fa impazzire studiosi e ammiratori d'ogni tempo e luogo. Questa volta, però, la tesi ci viene riproposta da una studiosa barese, Titty Pignatelli Palladino, che nei giorni scorsi l'ha presentata a New York. La nota prof. Pignatelli Palladino è partita, nel suo studio, dalla visione di un documento inedito -conservato presso la New York Public Library- contenente la stampa del volto di Isabella d'Aragona. Ad una copia di