Questa mostra ci offre un'attenta e articolata lezione di artisti (Franco Angeli, Eduardo Arroyo, Paolo Baratella, Aurelio Caminati, Fernando De Filippi, Enzo Gagliardino, Giancarlo Gianmariani, Gianni Celano Giannici, Carlo Giusto, Bruno Locci, Umberto Mariani, Plinio Mesciulam, Giorgio Moiso, Aldo Mondino, Giampaolo Parini, Mario Rossello, Sergio Sarri, Giuseppe Scaiola, Giangiacomo Spadari, Tino Stefanoni ) che hanno creato una via nazionale al Pop, parallela ad analoghe esperienze maturate altrove ma al tempo stesso dotata di linguaggi autonomi, concetti d’avanguardia ed esiti estetici di grande complessità' e raffinatezza.
Nel titolo si parla di Arte e non di Art per scelta precisa: la Pop italiana troppo spesso – erroneamente e semplicisticamente – è stata considerata come una colonia d’oltremare americana. Ma così non fu: il vento dello straordinario movimento anticonformista che investì la nostra penisola da nord a sud era soffiato da giovani non soltanto insofferenti verso valori sociali imposti e desiderosi di nuovi linguaggi che svecchiassero la compassata pittura nazionale, ma pure pervasi da ideali politici.
Questa corrente italiana ebbe come epicentro Roma e poi, con un’onda che sarebbe più corretto definire di post-Pop, Milano – trovando di riflesso humus anche in Riviera – ma mentre nella capitale il “Gruppo di Piazza del Popolo” (qui rappresentato dal solo Angeli con un’opera dal puro ‘pedigree’ ligure) citava prevalentemente icone consumistiche statunitensi, nel capoluogo lombardo i giovani artisti utilizzavano solo parzialmente gli stilemi della cultura di massa per realizzare opere anche esplicitamente sociali, come gli esponenti della “Figurazione critica” Spadari, De Filippi, Sarri, Baratella e Mariani, mentre a Torino Gagliardino (anche lui ‘arruolato’, come i precedenti, nella scuola di Calice) realizzava i suoi luoghi di restrizione e ad Albissola lo stesso accadeva, ad esempio, con Bruno Locci – sua la raffinata performance fotografica “la bandiera americana” – o con Mario Rossello e “Un chilometro di strada tra Albissola Mare e Savona”, una tela di trentacinque metri a denunciare la cementificazione selvaggia.
Ma non solo, i principi cardine di questo nuovo fare artistico sono stati anche altri: le demistificazioni di Arrojo, gli iperrealismi di Caminati, le provocazioni di Mondino, le surrealtà di Gianmariani, le serialità di Stefanoni, i vivaci riferimenti al fumetto di Giusto favorirono una rivoluzione anche nel design e nella moda, che irruppero nelle nostre abitazioni con nuovi arredi in plastica sgargiante e abiti decisamente anticonformisti.
Questa dirompente collettiva – voluta da chi allora non era nemmeno nato, Alessandro Signori, che con passione e pazienza è riuscito a mettere insieme oltre trenta freschissime e rappresentative opere – consente ai protagonisti di quell’epoca, che da un luogo artistico per eccellenza come Albissola ad una metropoli vivace e reattiva come Milano andavano e venivano, di ricreare la straordinaria atmosfera di quegli anni ruggenti.
Il muoversi infatti tra i lavori esposti ci offre non solo un ritorno al passato, un rivivere le dense atmosfere e le speranze di quei decenni ancora vivi nell’immaginario collettivo, ma una attenta ed articolata lezione di artisti che hanno portato alla nascita ed alla crescita – ancor oggi in pieno sviluppo – di una “via nazionale” al Pop, parallela ad analoghe esperienze maturate altrove ma al tempo stesso dotata di linguaggi autonomi, concetti d’avanguardia ed esiti estetici di grande complessità e raffinatezza.
Milano Albissola - andata e ritorno. Una finestra sull'Arte Pop
SIGNORI ARTE
Albissola Marina (SV) - dal 7 aprile al 20 maggio 2017
Corso Baldovino Bigliati (17012)
+39 349 4496893
www.signoriarte.com