Passa ai contenuti principali

I denti di Michelangelo raccontati da Marco Bussagli.

Il 13 novembre presso la sede de “La Feltrinelli” di via Vittorio Emanuele Orlando a Roma, Lauretta Colonnelli del “Corriere della Sera” e Sergio Guarino Direttore della Pinacoteca Capitolina, presentano alle ore 18 il libro di Marco Bussagli, I denti di Michelangelo, Medusa edizioni.

Di un autore celeberrimo come Michelangelo Buonarroti si dovrebbe ormai aver scritto di tutto e si dovrebbe conoscere tutto.
Invece, lo studio di Marco Bussagli appena uscito per i tipi di Medusa, mette l’accento su un particolare che nessuno ha mai notato e che è sfuggito all’osservazione dei maggiori storici dell’arte di tutti i tempi, i quali per conseguenza, non ne hanno mai scritto, né nei secoli scorsi, né oggi, neanche dopo il lungo ciclo di restauri che ha interessato i suoi affreschi.
Il grande artista, infatti, dipinge alcuni personaggi con un incisivo centrale nella chiostra dentaria superiore.

Si tratta di figure notissime, dalla splendida Sibilla Delfica, al Giona della Cappella Sistina, fino a disegni altrettanto celebri, come La furia, intitolata pure emblematicamente L’anima dannata. Infatti, il valore che l’artista attribuisce a questa che è una vera anomalia anatomica – dal nome mesiodens - e che era nota anche all’amico medico Realdo Colombo (il quale ne scrive nel suo De re anatomica), è assolutamente negativo.

Tuttavia, esiste una declinazione di questa negatività nella visione di Michelangelo che, per il Giona e la Sibilla, considera il quinto incisivo come il segno della condizione di coloro che sono nati ante Gratiam, ovvero prima della rivelazione di Cristo, secondo la visione di Gioacchino da Fiore. Al contrario, nel caso de La furia, il dente allude alla colpa e al male, così come accade per i peccatori che non hanno voluto guardare il Serpente di Bronzo nel pennacchio della Sistina dove Michelangelo rappresenta questo episodio biblico, oppure nel grande affresco del Giudizio Universale.

Naturalmente, Michelangelo sapeva esattamente come era fatta un’arcata dentaria e quando lo riteneva opportuno, la dipingeva perfettamente, come nel caso della Madonna del Tondo Doni, oppure degli Angeli del Giudizio. Queste scelte del maestro, affondano le radici nella speculazione teologica di Ezechiele, di Gioacchino da Fiore, di Savonarola e del Beneficio di Cristo, scritto da Benedetto da Mantova nel 1543, ma nato dalle varie riflessioni degli Spirituali del Circolo di Viterbo che faceva capo alla marchesa di Pescara Vittoria Colonna e al cardinal Reginald Pole. Il pensiero che sottintendeva quel testo influì sulla concezione teologica del grande affresco del Giudizio Universale dal quale emerge l’idea della predestinazione, proprio per la presenza del mesiodens. Infatti, il grande artista dipinge uno scheletro che, risorgendo, mostra il quinto incisivo a livello della struttura ossea. Questo vuol dire che quel personaggio era ‘predestinato’ al male, come tutti gli uomini che, con le loro azioni, voltano le spalle al Credo di Cristo.

IL LIBRO
Autore: Marco Bussagli
Titolo: I denti di Michelangelo. Un caso iconografico
Pagine: 176
Editore: Medusa, Milano
Prezzo: 19,00 €
Info: info@edizionimedusa.it
Presentazione >
13 novembre ore 18.00 presso La Feltrinelli di via Emanuele Orlando 78-81 00185 - Roma
Intervengono: Lauretta Colonnelli del Corriere della Sera e Sergio Guarino Direttore della Pinacoteca Capitolina insieme all'autore 

Ufficio Stampa Arthemisia Group
Adele Della Sala - ads@arthemisia.it - M +39 345 7503572
Anastasia Marsella - am@arthemisia.it - T +39 06 69380306

Commenti

Post popolari in questo blog

Il Quadro con cerchio di Kandinskij

Si intitola " Quadro con cerchio ", ed è il primo dipinto astratto di Vasilij Vasil'evič Kandinskij , fu realizzato nel 1911 e ritrovato solo nel 1989. Proveniente dal museo nazionale georgiano di Tbilisi, viene per la prima volta esposto in Italia nell'ambito della mostra " Kandinskji, cavaliere errante.In viaggio verso l'astrazione ." , al Mudec di Milano (fino al 9 luglio). Un quadro al quale lo stesso artista attribuiva importanza, come risulta da una sua lettera del 1935: "Quando ho lasciato Mosca, alcuni miei dipinti, in parte di grande formato, sono rimasti in custodia nel museo di Arte Europea Occidentale. Tra essi il mio primissimo quardo astratto del 1911...Purtroppo, non ne possiedo alcuna foto. All'epoca ero scontento del dipinto e pertanto non l'ho neppure numerato e non ho scritto alcuna indicazione sul retro, come faccio sempre, e non l'ho riportato nel mio catalogo personale" . MUDEC

ISABELLA d'ARAGONA, duchessa di Bari, è MONNA LISA.

Il beffardo sorriso della Monna Lisa, del poliedrico Leonardo da Vinci, colpisce ancora: non è Lisa Gherardini la donna raffigurata nel ritratto più famoso del mondo ma Isabella d'Aragona , duchessa di Bari. A dirla tutta, non è una notizia proprio inedita, nel senso che non è la prima volta che questa tesi ci viene proposto: un anno fa Maike Vogt-Luerssen (che non è certo una sprovveduta) la sostenne, con confronti e documenti minuziosissimi. Ma non ebbe molto successo e Monna Lisa continuò a rimanere lì..... con quel suo sorriso-non-sorriso che tanto fa impazzire studiosi e ammiratori d'ogni tempo e luogo. Questa volta, però, la tesi ci viene riproposta da una studiosa barese, Titty Pignatelli Palladino, che nei giorni scorsi l'ha presentata a New York. La nota prof. Pignatelli Palladino è partita, nel suo studio, dalla visione di un documento inedito -conservato presso la New York Public Library- contenente la stampa del volto di Isabella d'Aragona. Ad una copia di

RI-TRATTI di Peppe Di Giuli

La Galleria Carte Scoperte , situata via Pietro Maroncelli 14, inaugura il 2 luglio 2015, dalle ore 18,00 alle ore 21,30, una mostra dedicata all’ultima produzione di Peppe Di Giuli , artista Umbro e Milanese d’adozione, vincitore di due Compassi d’Oro . La Mostra durerà sino al 16/07/2015 e saranno esposte le firme di alcuni grandi Futuristi: Peppe Di Giuli propone un nuovo modo di penetrare nelle fisionomie operative dei grandi Artisti: un’interpretazione personale delle firme degli stessi.  Opere uniche in legno laccato che oltre a riprendere fedelmente il segno degli Artisti hanno l’interpretazione personale di Di Giuli che rende le firme vere e proprie sculture: plastiche, sinuose, sensuali. La scelta, di dedicare ai grandi del Futurismo una mostra, dell’artista prima e del gallerista poi, è stata dettata dalla stessa spinta emozionale che è quella di rendere omaggio ma soprattutto giustizia ad un movimento, per noi il più importante del novecento, che per mere ragioni poli