Scrive Manlio Chieppa su EPolis di mercoledì 11 ottobre 2017 : «La Basilicata, nella seconda metà di un variegato Novecento, “artisticamente”, per quell'epoca vissuta con grandi fermenti, sociali e culturali, che ora si rinnovano - senza voler far torto a nessuno - si è identificata in Luigi Guerricchio (1932-1996).
L'Artista narrante, che nel clima e da quel pugno d'intellettuali, poeti e scrittori fine anni '50 come Scotellaro, Levi, Sinisgalli e poi più tardi Parrella, Trufelli, Linzalone, Di Ciaula, lo stesso Raffaele Nigro, seppe interpretare il respiro, i miasmi e la rabbia di un popolo contadino reietto, che invocava quella dignità per lungo tempo repressa. Lo fece con le armi del disegnatore, pittore e incisore, incontrando gli sguardi e udendo i vocii provenienti giù dal Sasso, sotto i balconi della casa avita in “Via del Liceo”.
E poi man mano vivere e annotare quell'atmosfera di riscatto, con la “resurrezione” di quell'umanità dolente, che si ritrovava in quel paesaggio aspro, di tufo, lastricato di pietre, fra occhiaie scure, tettoie in argilla cotta, nel serpente di stradine e teorie d'infiniti scalini. Sotto cieli d'azzurro, l'afa, il ronzio di calabroni. Stretti nella tradizione laboriosa di una storia millenaria. La pastorizia, la semina, il raccolto, le aie assolate, i braccianti, i canti, i mestieri, le credenze popolari e religiose, la festa, il carro coi cavalieri della Bruna..., gli interni con le seggiole impagliate e le terraglie con fiori in composizione.
Un insieme di visioni straordinariamente uniche, palpitanti, in una luce abbacinante e ombre severe, a tagliare i visi grinzosi dagli sguardi attoniti, le mani screpolate e gesticolanti, i profili dagli ovali perfetti delle donne “greche” coi fazzoletti annodati a stringere i capelli corvini, i vestiti e gli scialli neri...
I suoi tanti “momenti” esistenziali, già dalla prima infanzia, sono stati raccolti documentalmente dai responsabili del Polo Museale Regionale della Basilicata, in significative esposizioni: dapprima a Matera nel Palazzo Lanfranchi, ed ora a cura di Roberto Linzalone e Michele Saponaro a Melfi, in Palazzo Donadoni (sec.XVII) e nel Castello medievale.
Avvalendosi di alcuni prestiti, oltre che familiari, della “Collezione” di Raffaele Nigro (che ci è gradito contenderlo alla “sua” città natìa; che pare, dopo diversi progetti, trovi a sistemarla nella Casa della Cultura, ubicata nell'ex Carcere).
In sei sezioni tematiche: gli anni di formazione, le mostre, l'interesse per l'archeologia, il rapporto con poeti e letterati, le interviste. Oltre le fotografie (nelle scuderie) di Giuseppe Maino, autore di un taccuino di vita sul Maestro nel suo studio, prima e post mortem. (sino al 20 novembre, infotel. 0972.251213). »
Manlio Chieppa su EPolis di mercoledì 11 ottobre 2017